Art. 337 cp - Resistenza a un pubblico ufficiale
Chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale, o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto d'ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Testi per l'approfondimento
Vigili urbani e polizia locale. Manuale per la preparazione al concorso e per l'aggiornamento professionale, Gaetano Noè, Daniele Ruggieri, Il Sole 24 Ore, 2011
Testo Unico di pubblica sicurezza T.U.L.P.S. e Regolamento annotati con la giurisprudenza Leggi complementari, Carlo Barbera - Maria Luisa Barbera - Giuseppe De Carlo - Luca De Carlo, Maggioli, 2016
Prontuario dei reati per l'attività di polizia locale, Maurizio Marchi - Lupidi Cristian, Maggioli, 2014
La legittima resistenza nel diritto penale italiano, Rodolfo Laschi, Fratelli Drucker, 1905
Corsi professionali
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In tema di resistenza a pubblico ufficiale, laddove il soggetto agente, per sottrarsi alle forze di polizia, non si limiti alla fuga in macchina ma proceda ad una serie di manovre finalizzate ad impedire l'inseguimento, in tal modo ostacolando concretamente l'esercizio della funzione pubblica e inducendo nell'inseguitore una percezione di pericolo per la propria incolumità, la sua condotta integra il reato di cui all'art. 337 c.p. Sentenza delTribunale di Bari del 16/01/2018.
Cassazione penale 52725/2017 integra unico reato la minaccia unica a più pubblici ufficiali
In tema di resistenza a pubblico ufficiale, integra un unico reato e non il concorso formale omogeneo di reati, la violenza o la minaccia nei confronti di più pubblici ufficiali od incaricati di pubblico servizio, posta in essere nel medesimo contesto fattuale per impedire il compimento di uno stesso atto di ufficio o di servizio, atteso che il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice è il regolare svolgimento dell'attività della P.A. e non l'integrità fisica del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio. Sentenza del 28/09/2017, n. 52725.
In tema di resistenza a pubblico ufficiale, ai fini della configurabilità del delitto, l'atto di divincolarsi posto in essere da un soggetto fermato dalla polizia giudiziaria integra il requisito della violenza e non una condotta di mera resistenza passiva, quando non costituisce una reazione spontanea ed istintiva al compimento dell'atto del pubblico ufficiale, ma un vero e proprio impiego di forza diretto a neutralizzarne l'azione ed a sottrarsi alla presa, guadagnando la fuga.Tribunale di Firenze Sez. I, 21/07/2017.
Cassazione penale 40925/2017 non è resistenza opporsi alla perquisizione fondata su meri sospetti
È configurabile l'esimente della reazione ad atti arbitrari del pubblico ufficiale qualora il privato opponga resistenza ad un pubblico ufficiale che pretende di eseguire presso il suo domicilio una perquisizione finalizzata, ai sensi dell'art.4 legge 22 marzo 1975, n.152, alla ricerca di armi e munizioni fondata su meri sospetti e non su dati oggettivi certi, anche solo a livello indiziario, circa la presenza delle suddette cose nel luogo in cui viene eseguito l'atto. Sentenza del 15/06/2017, n. 40952.
Corte di Appello Roma 12/10/2016 è resistenza opporre all’agente energia fisica
In tema di resistenza a pubblico ufficiale, per la sua realizzazione è sufficiente che il soggetto attivo eserciti un'energia fisica opponendosi in maniera concreta ed efficace all'atto che il pubblico ufficiale sta legittimamente compiendo. Ne consegue che deve rispondere di tale reato il soggetto alla guida di un'autovettura che, anziché fermarsi all'alt intimatogli dagli agenti di polizia, si dia alla fuga ad altissima velocità e, al fine di vanificare l'inseguimento, ponga in essere una condotta di guida tale da creare una situazione di pericolo per l'incolumità personale degli agenti inseguitori o degli altri utenti della strada. Corte di Appello di Roma Sez. III, 12/10/2016.
Cassazione penale 42951/2016 integra resistenza costringere il pubblico ufficiale a compiere autolesionismo
Il delitto di resistenza a pubblico ufficiale può essere integrato anche da una condotta autolesionistica dell'agente, quando la stessa sia finalizzata ad impedire o contrastare il compimento di un atto dell'ufficio ad opera del pubblico ufficiale. Sentenza del 09/09/2016, n. 42951.
Cassazione penale 16101/2016 esimente applicabile solo se l’atto del pubblico ufficiale è arbitrario
Presupposto necessario per l'applicazione della causa di giustificazione prevista dall'art. 4 del D.Lgt. 14 settembre 1944, n. 288, è un'attività ingiustamente persecutoria del pubblico ufficiale, il cui comportamento fuoriesca del tutto dalle ordinarie modalità di esplicazione dell'azione di controllo e prevenzione demandatagli nei confronti del privato destinatario. Sentenza del 18/03/2016, n. 16101.
Tribunale Bari 14/03/2016 assorbimento del delitto di percosse nel reato di resistenza
Nel caso in cui il delitto di resistenza a pubblico ufficiale si concreti nelle percosse, deve ritenersi quest'ultimo assorbito nell'ipotesi di cui all'art. 337 del Codice Penale sempre che le percosse stesse non esorbitino in lesioni giacché questa ipotesi, per converso, concorre con quella della resistenza ove l'atto di violenza sia posto in essere unicamente allo scopo di resistere al pubblico ufficiale. Tribunale di Bari Sez. II, 14/03/2016.
Cassazione penale 1940/2015 violenza contro forze dell'ordine che intervengono in un corteo
Integra il delitto di resistenza a pubblico ufficiale la condotta di chi aggredisce con violenza e minaccia gli appartenenti alle forze dell'ordine mentre agiscono per assicurare il rispetto dei limiti territoriali fissati, per ragioni di ordine pubblico, allo svolgimento di un corteo. Sentenza del 03/12/2015, n. 1940.
Cassazione penale 23684/2015 non integra resistenza l’ingiuria che non incide sull'attività dell'ufficio
Quando il comportamento aggressivo nei confronti del pubblico ufficiale non sia diretto a costringere il soggetto a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell'ufficio, ma sia solo espressione di volgarità ingiuriosa e di atteggiamento genericamente minaccioso, senza alcuna finalizzazione ad incidere sull'attività dell'ufficio o del servizio, la condotta non integra il delitto di cui all'art. 337 cod. pen., ma i reati di ingiuria e di minaccia, aggravati dalla qualità delle persone offese, per la cui procedibilità è necessaria la querela. Sentenza del 14/05/2015, n. 23684.
Cassazione penale 6069/2015 danneggiare cose per opporsi al pubblico ufficiale integra resistenza
Ai fini della configurabilità del reato di resistenza a pubblico ufficiale non è necessario che la violenza o la minaccia sia usata sulla persona del pubblico ufficiale, ma soltanto che sia stata posta in essere per opporsi allo stesso nel compimento di un atto di ufficio, con la conseguenza che è sufficiente anche la violenza sulle cose, la quale non è però configurabile quando la condotta si traduce in un mero atteggiamento di resistenza passiva. Sentenza del 13/01/2015, n. 6069.
Cassazione penale 52005/2014 la qualifica di pubblico ufficiale permane anche fuori dal servizio
Gli ufficiali ed agenti della Polizia di Stato sono considerati in servizio permanente nel senso che non cessano dalla loro qualifica di pubblici ufficiali pur se liberi dal servizio, essendo anche in tali circostanze tenuti ad esercitare le proprie funzioni, ove si verifichino i presupposti di legge. Sentenza del 09/12/2014, n. 52005.
Cassazione penale 38786/2014 nella resistenza a pubblico ufficiale rileva il solo elemento psicologico
In tema di resistenza a pubblico ufficiale, il dolo specifico si concreta nella coscienza e volontà di usare violenza o minaccia al fine di opporsi al compimento di un atto dell'ufficio, mentre del tutto estranei sono lo scopo mediato ed i motivi di fatto avuti di mira dall'agente. Sentenza del 17/09/2014, n. 38786.
Cassazione penale 28521/2014 l’ausiliario del traffico è considerato incaricato di pubblico servizio
L'"ausiliario del traffico" riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio all'atto dell'accertamento e contestazione delle violazioni attinenti al divieto di sosta nelle aree oggetto di concessione. Sentenza del 16/04/2014, n. 28521.
Corte costituzionale 425/1996 manifesta infondatezza della questione di legittimità sulla pena minima
È manifestamente infondata, con riferimento agli art. 3 e 27 comma 3 cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 337 c.p., nella parte in cui prevede la pena minima di sei mesi di reclusione. Corte costituzionale, sentenza del 27/12/1996, n. 425.
Resistenza a pubblico ufficiale come reato del privato contro la Pubblica Amministrazione
La resistenza al pubblico ufficiale prevista dall’art. 337 del Codice Penale è inserita nel novero dei reati commessi dai privati contro la pubblica amministrazione di cui al Capo II, Titolo II, Libro II. In particolare, punisce la fattispecie di reato commessa contro i pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio e coloro che vi prestano assistenza.
L’oggetto giuridico consiste nella tutela del corretto funzionamento e prestigio della Pubblica Amministrazione
L'oggetto giuridico del reato di resistenza a pubblico ufficiale è la tutela del corretto funzionamento e del prestigio della P.A. (Pasella, Violenza e resistenza a pubblico ufficiale, in Digesto pen., XV, 1999, 252).
La giurisprudenza fa riferimento alla sicurezza e libertà d'azione del pubblico ufficiale (Cassazione penale, Sez. III, 18.3.2003) specificando che non occorre che la violenza dell'agente ne metta in pericolo l'integrità fisica, essendo sufficiente il mero impedimento dell'atto da parte del pubblico ufficiale.
Reato comune monosoggettivo
Soggetto attivo del reato è il privato cittadino. La mancanza di una specifica qualifica dell’agente configura la resistenza a pubblico ufficiale come reato comune. È sufficiente un singolo agente per mettere in atto la condotta incriminata, trattandosi di reato monosoggettivo.
La condotta incriminata deve essere violenta o minacciosa indipendentemente dalle conseguenze dannose
La condotta dell’agente può consistere nella violenza o nella minaccia. La minaccia rappresenta la prospettazione di un pregiudizio ingiusto e futuro conseguente al comportamento del pubblico ufficiale che si pone in contrasto con la volontà dell’agente (Mezzetti, Violenza privata e minaccia, in Digesto pen., XV, 1999, 265).
Parte della dottrina inquadra la condotta violenta come quella idonea a eliminare o ridurre sensibilmente la capacità del soggetto passivo di determinarsi ed agire secondo la propria volontà (Bajno, Profili penalistici della vis publica, Cedam, 1974).
Altra parte ritiene che per aversi violenza sia necessaria la forza fisica (Albani, Il concetto di violenza nel diritto penale, Napoli, 1962).
Premesso che il reato di resistenza a pubblico ufficiale è a forma libera, l’orientamento prevalente della giurisprudenza ritiene sufficiente una condotta idonea ad impedire o turbare l'attività del pubblico ufficiale senza che sia necessario che lo stesso riporti lesioni o altre conseguenze dannose (Cassazione penale, Sez. VI, 6.11.2013, n. 46743).
Scopo della condotta incriminata deve essere il turbamento del regolare funzionamento della P.A. nel senso che, a differenza delle previsioni di cui agli artt. 336 e 338 cp, è penalmente rilevante a prescindere dalle conseguenze dannose che può cagionare all'agente, purché sia idonea ad impedire il compimento dell'atto di ufficio o di servizio indipendentemente dall'esito positivo o negativo di tale azione (Cassazione penale, Sez. VI, 13.1.2010).
È richiesto il dolo specifico dell’intento di impedire il compimento dell’atto di servizio
Perché sussista il reato in questione, occorre l’elemento soggettivo del dolo specifico rappresentato dalla conoscenza della qualifica o delle funzioni di fatto di pubblico ufficiale nonché dall'intento di impedire il compimento dell'atto d'ufficio o di servizio.
Per Cassazione penale, Sez. VI, 17.9.2014, n. 38786, lo scopo mediato ed i motivi di fatto avuti di mira dall'agente sono del tutto estranei al dolo specifico richiesto dalla fattispecie. Per il dolo specifico è contraria parte della dottrina (Pagliaro, Princìpi di diritto penale, parte spec., Milano, 2000).
Operatività della scriminante dell’errore
Non sono contemplate circostanze attenuanti o aggravanti specifiche, ma è riconosciuta la scriminante dell’errore quando il privato non sia consapevole che l’atto cui si resiste rientri nelle funzioni del pubblico ufficiale. È invece irrilevante l'ignoranza della qualifica giuridica della persona offesa.
L'aggravante dell'aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale di cui all'art. 61, n. 10 non è configurabile in relazione al delitto di lesioni personali volontarie commesso in concorso con il delitto di resistenza a pubblico ufficiale poiché il fatto è elemento costitutivo del secondo delitto.
Ai fini dell'applicazione della causa di giustificazione prevista dall'art. 4, D. L. Lgt. 14.9.1944, n. 288, è necessaria un'attività ingiustamente persecutoria del pubblico ufficiale, come espresso da Cassazione penale, Sez. VI, 18.3.2016, n. 16101.
Rapporti con altre fattispecie di reato contro il pubblico ufficiale
In quanto concerne l’offesa alla libertà morale del pubblico funzionario, la resistenza a pubblico ufficiale si pone in rapporto di specialità con i delitti di violenza privata e di minaccia.
La dottrina non ritiene che il reato di cui all’art. 337 codice penale possa essere in concorso con quelli di rapina impropria e con quello di evasione aggravata dall'uso di violenza o minaccia (Neppi, Modona, Sulla posizione della violenza e della minaccia nella struttura delle fattispecie criminose, in RIDPP, 1967).
Integra infine il delitto di ingiuria e non quello previsto dall’art. 337 il pronunciare contro pubblici ufficiali in servizio una frase tale da integrare offesa mediante manifestazione di disprezzo.
Cronaca
Vittorio Sgarbi accusato di resistenza a pubblico ufficiale dopo un violento diverbio con le forze dell’ordine
Accade nel maggio 2016 il violento diverbio che ha coinvolto il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi e quattro carabinieri. Tutto nasce perché Vittorio Sgarbi, nell’auto guidata dal suo autista, si sarebbe presentato davanti all’ingresso dell’Expo contromano e privo di accredito. I carabinieri avrebbero così impedito al noto personaggio di entrare, scatenando le sue ire e il tentativo di forzare il posto di blocco, costringendo l’autista a ripartire e il carabiniere ad indietreggiare per non essere investito.
Guai giudiziari per Gianluca Grignani, accusato di resistenza a pubblico ufficiale dopo una notte brava a Riccione
È finita con l’arresto e la detenzione domiciliare la disavventura che nell’estate del 2014 ha visto protagonista Gianluca Grignani. I carabinieri di Riccione, chiamati dalla moglie del cantante, si sono trovati davanti Grignani in escandescenze a causa di una combinazione di alcol e droghe. Il cantante ha tentato la fuga per le vie di Riccione ed ha reagito all’inseguimento facendo cadere un carabiniere dalle scale e ferendone un altro a calci. I militari hanno dovuto condurlo al Pronto Soccorso per una sedazione d’urgenza prima di formalizzare l’arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale per il cantante di strada più famoso d’Italia
A Bologna lo conoscono tutti e ormai la sua fama di rocker di strada ha oltrepassato i confini emiliani. Beppe Maniglia, il settantenne musicista che tutti i giorni si esibisce in Piazza Maggiore accanto alla sua moto, una Harley Davidson personalizzata con casse stereo e amplificatore, è salito alla ribalta della cronaca nazionale nell’aprile del 2016. A quanto pare i suoi concerti violavano il regolamento comunale, che non permette di esibirsi in strada senza permesso, ma egli aveva continuato nelle sue performance. I vigili urbani incaricati di rimuovere la moto, sequestrata per le tante multe non pagate, sono stati minacciati dal rocker con un martello.
La fuga dai carabinieri si conclude con un’imputazione per resistenza a pubblico ufficiale
Nel maggio 2017 i carabinieri di Chies d’Alpago vedono sfrecciare tre ragazzi su un motorino da 50 cc senza targa. O meglio, la targa c’era ma era di cartone. Il giovane alla guida, invece di fermarsi all’alt del militare, ha continuato la corsa tra i tornati del paese alpino cercando di seminare la pattuglia dei carabinieri. Una volta raggiunto il folle guidatore, i carabinieri hanno accertato che mancava l’assicurazione e che la revisione era scaduta. Oltre a questo, una serie impressionante di violazioni del Codice della Strada, a partire dal trasporto di due passeggeri e il reato di resistenza a pubblico ufficiale per aver cercato di mandare fuori strada la gazzella.
Arresti per resistenza a pubblico ufficiale alla stazione ferroviaria di Portogruaro
Un viaggiatore siriano è esploso in escandescenze alla vista dei carabinieri del Nucleo Radiomobile di Portogruaro in servizio presso la stazione ferroviaria della cittadina veneta. Quando lo hanno avvicinato per chiedergli le generalità, il siriano si è rifiutato di rispondere ed ha cominciato a inveire contro i militari, in preda ad uno stato d’ira. Immediata la reazione dei carabinieri che lo hanno immobilizzato e portato in caserma contestandogli il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Convegni e Seminari
Le novità in materia di reati contro la pubblica amministrazione
Si è svolto nel mese di novembre 2015 ad Arzignano il seminario in materia di disciplina delle pene accessorie e dei delitti dei pubblici ufficiali e dei privati contro la pubblica amministrazione, organizzato dal Comune e da Italiaius. Hanno partecipato come relatori il prof. Riccardo Borsari dell'Università di Padova, il procuratore capo della Procura di Vicenza e l'on. avv. Pierantonio Zanettin, membro del Consiglio Superiore della Magistratura.
Procedimento amministrativo, danno erariale e reati contro la Pubblica Amministrazione
Un seminario di formazione diviso in più giornate di studio quello che si è svolto a Roma nel mese di ottobre 2015 e che ha visto Dirigenti e funzionari comunali affrontare le tematiche connesse ai reati contro la pubblica amministrazione e alle responsabilità dei dipendenti pubblici e dei privati. Le lezioni sono svolte da legali specializzati nel diritto penale e dai funzionari del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma della Guardia di Finanza.
Il diritto penale della Pubblica Amministrazione
Si è appena concluso il seminario in materia di diritto penale della pubblica amministrazione, organizzato dall’ente di formazione CEIDA e avviato nel mese di dicembre 2017. Le lezioni sono state tenute dal docente di diritto penale dell’Università di Teramo e dal Consigliere TAR Lazio, che hanno esaminato le conseguenze dei reati nei confronti della PA e sul paino della responsabilità civile nonché amministrativo-contabile.