Giorgia Meloni e sua figlia terrorizzate dallo stalker
Lo stalking è un triste fenomeno criminale che colpisce indistintamente personaggi noti e gente comune. Diversi i volti famosi che hanno denunciato di essere state vittime di attenzioni troppo esuberanti al punto di trasformarsi in vere e proprie aggressioni, ma ancor più inquietante la casistica di persone, in particolare donne, che hanno subito queste forme patologiche di interessamento.
Tra le vittime illustri, la popolare leader politica Giorgia Meloni, che ha seriamente temuto per la propria incolumità e per quella della piccola figlia, al punto da essere stata costretta a cambiare le abitudini di vita.
Giorgia Meloni è madre di una bambina di appena tre anni, ed è stata la necessità di proteggere la figlia a preoccuparla maggiormente.
La donna ha un profilo pubblico su Facebook. Essendo esponente di un partito politico, è quasi normale, comunque frequente, che non vengano lesinati commenti accesi ai contenuti della sua pagina, da parte di chi è in cerca di facili attenzioni o di chi esprime con poca educazione le proprie opposte idee politiche.
La DIGOS intercetta le dichiarazioni dello stalker su Facebook
Ma una serie di dichiarazioni in particolare desta l’attenzione della Digos, che spulcia e setaccia il web alla ricerca di elementi tendenzialmente pericolosi per la società, anche attraverso le dichiarazioni di sfondo politico che essi possono compiere.
Si imbattono nel profilo di un uomo originario della provincia di Caserta, che pubblica continuamente minacce a Giorgia Meloni tramite il celebre social network.
Le frasi contengono riferimenti espliciti alla bambina. L’uomo dichiara, chiaramente mentendo, che la bambina era sua, che la Meloni gliela aveva portata via, e che prima o poi sarebbe venuto a Roma a riprendersela insieme ai soldi che gli doveva.
Anche un video intimidatorio e due avvicinamenti a Roma
Quello che è curioso, è che la vittima sulle prime non si avvede di questa persecuzione. L’uomo infatti, piuttosto che pubblicare commenti sulla pagina della leader politica scrive le sue dichiarazioni sulla propria pagina Facebook, cosicché Giorgia Meloni ignora quello che sta succedendo fino a quando viene avvisata dalla sorella che ha ricevuto un video intimidatorio girato dallo stalker. La donna vede crollarsi il mondo addosso.
In preda al panico, smette di dormire la notte. I suoi impegni politici la portano spesso fuori casa e anche quando la destinazione rimane la Capitale, non può fare a meno di lasciare la piccola a casa. Se però prima di diventare oggetto di queste persecuzioni era tranquilla lasciandola alle cure della babysitter, ora deve per forza trovare una forma di protezione più efficace. Questo la impensierisce e aumenta il suo stato d’ansia.
La signora Meloni ha dovuto difendersi così da un uomo sconosciuto e mai incontrato. Tanto è esplicito il tenore delle minacce, che ella non può ignorarle alla stregua di qualsiasi contraddittorio politico fuori dalle righe.
Egli le intima tre giorni di tempo per recarsi ad un appuntamento, altrimenti sarebbe venuto lui, descrivendo con una certa precisione il luogo dove abita la donna. E così ha fatto, arrivando per ben due volte a Roma per cercare l’abitazione della Meloni.
Una vicenda che per la sua gravità, le ha fatto recapitare messaggi trasversali di solidarietà e affetto da parte di tutte le forze politiche.
Arresti domiciliari e foglio di via per lo stalker
Il 31 luglio 2019 la Digos pone l’uomo agli arresti domiciliari in attesa della sentenza. Il Questore aveva altresì emesso nei suoi confronti un foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno per due anni nella provincia di Roma.
Il processo si svolge davanti ai giudici della Prima sezione penale del Tribunale di Roma. All’udienza del 29 gennaio è stata sentita la parte offesa costituitasi parte civile e disposta perizia psichiatrica sull’imputato. Il 22 maggio 2020 è stata emessa la sentenza di condanna.
La parte civile chiede la perizia psichiatrica
I legali della parte offesa hanno chiesto eseguirsi perizia psichiatrica sull’imputato. Per la condotta violenta e diffamatoria, unita a numerosi atti persecutori, hanno chiesto la condanna dell’imputato ai sensi dell’art. 612 bis c.p.
Il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna alla reclusione da scontarsi presso struttura idonea per vizio parziale di mente, chiedendo il giudizio immediato.
I legali dell’imputato hanno chiesto la revoca della misura di detenzione domiciliare, in essere dal luglio 2019, e l’assoluzione dell’imputato.
Per il Tribunale di Roma va condannato
L'indagine è partita da una segnalazione della Digos, che aveva intercettato su Facebook dei messaggi di tipo minatorio diretti alla Meloni.
Nell’ambito del processo, che si è svolto in via telematica a causa delle disposizioni anti-Covid nei palazzi di giustizia, il Giudice ha accolto la richiesta di eseguire la perizia psichiatrica nei confronti dell’imputato.
Lo stalker è affetto da disturbo delirante
All’esito degli accertamenti, il perito – direttore del dipartimento di salute mentale dell'Asl Rm3 e presidente della Società Italiana di Psichiatria della Regione Lazio – ha stabilito che lo stalker è un individuo socialmente pericoloso, affetto da un disagio che ha il nome clinico di disturbo delirante. Questo comporta una capacità di intendere e volere grandemente scemata che non gli consente di essere pienamente imputabile.
Tale vizio, secondo i giudici, comporta anche la necessità di essere sorvegliato in una struttura che si occupi di lui mettendo anche al sicuro la vittima.
Alla luce di questi risultati, la procura ha chiesto e ottenuto che venisse pronunciato nei confronti dell’imputato il vizio parziale di mente.
Per il vizio parziale di mente sconterà la pena in una REMS
Il Tribunale di Roma ha dunque condannato l’uomo a due anni di reclusione con l’accusa di essere lo stalker della leader di Fratelli d'Italia. I giudici gli hanno riconosciuto un vizio parziale di mente, rigettando l'istanza di revoca dei domiciliari e hanno disposto un terzo anno da trascorrere presso una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS).
Rapporto tra vizio di mente e punibilità
Sulla compatibilità tra disturbo di mente e punibilità, la giurisprudenza, attraverso la Corte di Cassazione (sentenza 9163/2005), aveva già stabilito che i disturbi della personalità, anche se deliranti, non producono il vizio totale a meno che non siano di consistenza, intensità e gravità tali da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere o di volere e che il reato sia ritenuto causalmente determinato dal disturbo mentale.
Niente assoluzione ma riduzione di pena
Una recente sentenza di merito del Tribunale di Agrigento ha riconosciuto uno sconto di pena ad uno stalker al quale era stata diagnosticata una riduzione della capacità di intendere e volere e una spiccata pericolosità sociale. Secondo il parere del perito, il vizio parziale di mente può portare a una riduzione dell’eventuale condanna ma non all’assoluzione per incapacità di intendere e volere.
Tags: Dir. Penale