La tragedia di Massaciuccoli si chiude con la prescrizione dell’omicidio
Con sentenza del 23 luglio 2017, la Corte di Cassazione, Sezione IV penale, ha dichiarato l’assoluzione dell’imputato Giovanni Betti dall’accusa di omicidio colposo, annullando la decisione della Corte di Appello di Firenze che nel settembre 2015 aveva confermato la condanna inflitta in primo grado ad otto mesi di reclusione.
La vittima: un floricoltore in gita
Ci sono alcuni casi di cronaca che catturano l’attenzione maggiormente di altri. Il caso del povero commerciante toscano, inghiottito dalle acque del lago tanto caro a Puccini, è uno di questi. Enrico Bellandi, 55 anni al momento del fatto, è un tranquillo signore toscano di Altopascio, sposato, che di professione è commerciante di fiori.
Enrico ha un amico, Giovanni, ex dipendente della Società Autostrade Liguria Toscana, che come lui vive ad Altopascio.
Il Lago di Massaciuccoli è a poca distanza dalle loro abitazioni, e tutti gli abitanti dei paesi limitrofi aspettano con trepidazione che arrivi maggio, il mese in cui la zona si anima per dare vita al famoso Palio “Madonna del lago”.
Il Lago amato da Giacomo Puccini
Sulle sponde del lago si affacciano ville dei primi anni del ‘900, tra cui la bellissima dimora di Giacomo Puccini che, richiamato dalla tranquillità lacustre e dall’abbondante riserva di caccia che Massaciuccoli ancora offre, decise di eleggere a residenza stabile e fucina di composizione delle sue opere più belle. Visitandone gli interni, si possono ammirare tante foto del genio toscano che gode degli splendidi scenari di Massaciuccoli: a cavallo, in barca, in abbigliamento da caccia.
Una zona profondamente legata al suo cittadino più noto che ogni anno d’estate viene celebrato dal Festival di Torre del Lago e in suo onore vengono organizzate gite in battello per assistere alle rappresentazioni operistiche da una posizione esclusiva.
Arriva il giorno della competizione dei “barchini”
In un contesto così raffinato ogni anno, dal 1967, si svolge anche il Palio, al quale, probabilmente, Enrico Bellandi era affezionato.
Si può immaginare mentre si sporge dalla riva per vedere la processione delle barche che portano la statua della Madonna del Carmine fino al porto in notturna e mentre assiste alla competizione del Palio che si disputa sui barchini, le tipiche imbarcazioni da caccia a fondo piatto del lago di Massaciuccoli, che risalgono al tempo degli etruschi.
Due rematori per ogni imbarcazione danno sfoggio delle loro abilità di naviganti tramandate di generazione in generazione, quando ancora il lago era l’unica fonte di sostentamento e gli uomini dovevano arrangiarsi con caccia e pesca per sfamare le numerose famiglie.
Un invito che non si poteva rifiutare
Per questo, Enrico accetta senza esitazione quando il suo amico Giovanni Betti lo invita a partecipare ad una gita sul lago durante il Palio.
Giovanni ha una barca e porterà con sé anche il figlio, vuole fargli vedere da vicino la competizione e gli fa piacere avere anche la compagnia dell’amico.
È il primo pomeriggio e la barca lascia gli ormeggi dirigendosi verso il lago aperto, dove le acque sono più profonde e la prospettiva pulita.
I tre si sistemano, con gli sguardi rivolti ai barchini e ai loro rematori, nel tentativo di individuare i colori di bandiera della contrada del cuore.
La giornata di festa diventa subito tragedia
Improvvisamente, Enrico Bellandi si alza, di scatto, e senza proferire parola cade in acqua. È un momento e tutto cambia.
Il movimento repentino in avanti di Enrico fa perdere l’equilibrio alla barca, che si capovolge e trascina con sé anche Giovanni e suo figlio.
I tre finiscono nelle acque paludose del lago, Giovanni annaspa, tenta di restare a galla, cerca di aggrapparsi alla barca ma ha un unico pensiero: il figlio.
Lo cerca intorno a sé e quando riesce a trovarlo lo afferra e lo trattiene saldamente, riuscendo a salvargli la vita. Dell’amico nessuna traccia però.
Disperso per ore prima del ritrovamento
Una volta messo in salvo il figlio chiama disperatamente il suo nome ma non ottiene risposta. Nel frattempo arrivano i soccorsi che si uniscono alla ricerca, alcuni vanno sott’acqua ma riemergono senza averlo individuato: le acque sono troppo torbide, non c’è visuale.
Giovanni Betti deve arrendersi e tornare a riva, dove lo aspettano impietriti i famigliari del suo amico. Restano tutti immobili, disperati, sul Belvedere del Lago mentre i sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Livorno scandagliano il fondale alla ricerca del povero Enrico e un elicottero sorvola senza sosta lo specchio d’acqua.
Scende la notte e le ricerche vengono sospese per riprendere il mattino dopo, di buon’ora.
Una lunga attesa che purtroppo si conclude nel peggiore dei modi, il corpo viene infatti ritrovato solo il giorno dopo alle undici di mattina, e restituito alla famiglia ormai senza più speranza.
Dall’apertura delle indagini alla prescrizione in Cassazione
Il Tribunale di Viareggio riconosce l’imputato colpevole del reato di omicidio colposo condannandolo alla pena di mesi otto di reclusione.
La Corte di Appello di Firenze conferma la condanna.
La Sezione IV della Corte di Cassazione, rilevato che nel periodo tra la conclusione del secondo grado di giudizio e l’instaurazione del giudizio di legittimità era intervenuta la prescrizione, dichiara estinto il reato confermando le statuizioni civili.
Le richieste della Procura
La Procura della Repubblica di Viareggio aveva chiesto la condanna ad un anno e due mesi di reclusione, confermando la richiesta in secondo grado.
L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza senza rinvio per essersi estinto il reato dovuto alla prescrizione maturata il 15 giugno 2016.
La Corte di Cassazione dichiara estinto il reato per compiuta prescrizione
La Corte di Cassazione assolve l’imputato senza accertamento definitivo della responsabilità per intervenuta prescrizione del reato di omicidio colposo.
La prescrizione del reato commesso l’11 maggio 2008 è maturata il 15 giugno 2016, nel periodo a cavallo tra la conclusione del giudizio di appello e l’inizio di quello davanti alla Suprema Corte.
Rimangono le statuizioni civili: la responsabilità è provata
Tuttavia, i giudici non trascurano le risultanze processuali emerse nel primo e nel secondo grado e passano al setaccio le motivazioni dei giudici.
La Cassazione non rileva alcun vizio di motivazione, né illogicità, ma anzi, decide di supportare la ricostruzione della Procura, che nella sua requisitoria a giudizio della Cassazione aveva dimostrato con fondatezza la responsabilità colposa del proprietario dell’imbarcazione, imputato di omicidio.
Accolta la ricostruzione dei fatti della Procura: nessun malore della vittima
La ricostruzione dei fatti compiuta nel corso delle indagini dalla Procura di Lucca è stata ritenuta affidabile dal Tribunale prima e dalla Corte di Appello poi, anche per effetto delle molte deposizioni testimoniali di chi aveva impotentemente assistito al fatto.
Non è comunque accolta la tesi secondo cui, stando alle testimonianze dei presenti, Enrico Bellandi sarebbe stato colto da malore.
Alcuni hanno infatti sostenuto di averlo visto alzarsi di scatto riferendo tale movimento inconsulto ad un malore che lo avrebbe portato prima ad alzarsi e poi a cadere in avanti privo di sensi.
Tale tesi avrebbe sicuramente facilitato l’assoluzione nel merito del Betti, ma la Cassazione, anche in base agli esiti dell’esame autoptico, ha escluso che il decesso di Enrico Bellandi possa essere messo in relazione a cause esterne e diverse dall’annegamento.
Nella barca non c’era alcun dispositivo di sicurezza
I giudici, inoltre, ritengono che la colpa dell’imputato, proprietario e conducente della barca, risieda nel fatto di avere omesso di dotare l’imbarcazione dei necessari dispositivi di sicurezza, prescritti a norma di legge proprio per evitare conseguenze fatali in caso di malfunzionamento della barca o di caduta in acqua degli occupanti.
In particolare le indagini hanno rilevato, come motivano gli ermellini, che nessuno dei tre, né l’imputato né suo figlio né la vittima, ospite del Betti, indossasse il giubbotto di salvataggio nonostante le condizioni meteorologiche fossero avverse per via del vento forte che imperava sulla zona lacustre.
Inoltre, non solo mancava il giubbotto di salvataggio all’interno della barca, ma non vi era neppure traccia di salvagente.
Per questo motivo la Cassazione ha pronunciato l’assoluzione dell’imputato per estinzione del reato dovuta alla prescrizione del reato di omicidio colposo, confermando però gli effetti civilistici della condanna ai fini del risarcimento da liquidare alla famiglia della vittima, disponendo in loro favore il pagamento immediato di una provvisionale.
Prescrizione e omicidio
La prescrizione opera anche a favore di delitti come l’omicidio, tra tutti i reati quello punito più severamente quando giunge nella sua forma aggravata.
Tuttavia, mentre le ipotesi aggravate di omicidio sanzionate – anche astrattamente – con l’ergastolo sono state rese imprescrittibili dalla riforma della legge 251/2005 ex Cirielli, l’omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 cp soggiace ai termini prescrizionali ordinari.
Le eccezioni si rilevano nell’omicidio colposo commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro (art. 589, secondo e terzo comma, cp) o nell’omicidio stradale ex art. 589 bis cp.
Prescrizione e statuizioni civili
Un altro interessante aspetto che si rinviene in materia di prescrizione è la conseguenza dell’estinzione del reato sulle statuizioni civili.
L’art. 578 cp stabilisce quando la condanna alle restituzioni e al risarcimento dei danni pronunciata in sede penale deve sopravvivere alla sentenza di assoluzione per sopravvenuta estinzione del reato e la Cassazione, con sentenza n. 14921/2010, ha precisato la portata di tale precetto.
Infatti, qualora sia stata pronunciata la condanna alle restituzioni e al risarcimento dei danni a favore della parte civile costituitasi, e nel successivo giudizio di impugnazione il reato sia stato dichiarato estinto, il giudice può decidere sull’impugnazione ai soli effetti delle disposizioni e dei capi della sentenza che riguardano le statuizioni civili.
Casi di cronaca famosi caduti in prescrizione
Numerosi i casi di cronaca concernenti processi conclusisi con l’assoluzione dell’imputato per decorrenza del tempo necessario a prescrivere il reato.
Si possono ricordare tra gli altri il processo cd. Eternit, dove le condanne inflitte in primo e secondo grado per disastro ambientale doloso permanente e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche sono state annullate per la prescrizione dei reati, e il processo del disastro di Porto Marghera dove le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose multiple, per i gravi danni all’ambiente e agli abitanti intorno agli stabilimenti Montedison – Enichem, caddero in prescrizione.
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